La Rocca



Il Castello di Roccacolonnalta

Nel 2002, io e Renzo Giannini, acquistammo quello che resta della Roccacolonnalta, situata nel Comune di San Ginesio. Decidemmo di acquistarla, dopo aver più volte ed inutilmente, sollecitato alcuni Enti Locali ad entrare in possesso del rudere.

Dopo l’acquisto, abbiamo dovuto far fronte a vari ed a volte violenti ostacoli locali di vario genere, comunque con molta fermezza, nell’anno 2005, dopo molti chili di carta per autorizzazioni e permessi vari, abbiamo iniziato i veri restauri murari; durante gli anni precedenti avevamo solo effettuato una radicale ripulitura delle mura dalla vegetazione che aveva quasi completamente nascosto l’edificio.

Quindi, dopo aver bloccato il degrado delle murature perimetrali, nell’estate dell’anno 2007 iniziammo la ripulitura interna con l’assistenza del professor Pio Pistilli, dell’Università “La Sapienza di Roma”, insieme ad alcuni dei suoi studenti di Storia dell’Arte Medievale.

La ripulitura interna è consistita nella rimozione di grandi quantità di maceria da crollo, costituita da pietre, pietrisco, mattoni, coppi e tegole e quello che restava della malta di calce e sabbia, fino a riportare alla luce, pulito, il livello a circa 6,00 metri più in alto del piano di campagna.

A tale operazione, considerato l’evidente valore storico culturale della Roccacolonnalta, il Comune di San Ginesio e la Comunità Montana dei Monti Azzurri, hanno contribuito in questa fase con aiuti logistici.

Ora, questi primi restauri spero diventino lo stimolo per una serie di futuri studi, pubblicazioni e restauri, su un edificio molto particolare che, una volta recuperato definitivamente, andrà ad arricchire, dal punto di vista storico culturale, il nostro territorio.

A tale proposito vorrei puntualizzare la finalità di tutta l’operazione, a restauro completato l’edificio sarà un centro culturale, il “Centro della Cultura Medioevale delle Marche”.

Sarnano, 12 novembre 2008

Giuseppe Gentili
Architetto

 

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Dall’alto di un’altura boscosa che da un lato sovrasta pian di Pieca e che a sua volta è sovrastata dalla catena dei Sibillini si ergono i ruderi di Roccacolonnalta, fin dapprincipio posta a dominio di un tessuto viario pedemontano in uso fin dall’età romana, e ad un tempo lontana dai centri abitati e prossima al confine che divideva la Marca camerte da quella fermana. Se già questi essenziali tratti topografici sarebbero di per sé indicativi dell’importanza strategica che il presidio dei Brunforte svolse nella vita del subappennino maceratese al crepuscolo del Medioevo, le regolari forme architettoniche dettate da un impianto rettilineo che, costellato lungo il perimetro scarpato di torri cilindriche piene, contiene un mastio quadrangolo contrapposto ad un’ala residenziale, ne certificano anche un’unicità progettuale i cui modelli sono da rintracciare al di fuori dello stesso Piceno.

Fatto sta che entrambe le condizioni, oltre alla passione trasmessa dagli attuali proprietari del monumento, mi hanno spinto ad interessarmene direttamente, coinvolgendo in due campagne di indagine tanto gli studenti del mio corso universitario, quanto gli allievi della Scuola di Specializzazione in Storia dell’Arte della La Sapienza di Roma. Ora, a distanza di due anni dall’avvio dei lavori e dopo molto fatiche (fisiche soprattutto per i miei ragazzi, economiche per chi invece ha finanziato l’impresa), vede finalmente la luce un primo concreto contributo. E come sempre accade in situazioni come questa non è l’architettura ad essere la protagonista, lasciando il dovuto spazio a quei ritrovamenti materiali – quali le ceramiche – che forniscono più di ogni altro documento il livello di utilizzazione di un sito medievale. Nel nostro caso i reperti fin qui rinvenuti accompagnano in quantità e nelle diverse classi l’arco cronologico in cui la rocca è stata operativa, ovvero dalla fondazione di fine Duecento al suo abbandono nella seconda metà del XVI secolo, e questa pubblicazione preliminare ad opera della dott.ssa Maria Luisa Di Silvio, che ha curato nel vivo delle ricerche pure la ricomposizione di oggetti giunti sempre in maniera frammentaria e lacunosa, ne offre una selezione significativa.

Dunque un primo e decisivo passo è stato compiuto e non credo di far torto ad altri se ciò è stato possibile grazie all’insostituibile sostegno dell’architetto Giuseppe Gentili, cui si deve ascrivere la riscoperta fisica di Roccacolonnalta, non più memoria sbiadita di un glorioso passato. 

    Roma, 18 novembre 2008

Prof. Pio Francesco Pistilli
Facoltà di Scienze Umanistiche
Università di Roma La Sapienza